giovedì 3 dicembre 2009

27 agosto 1944

Monzone brucia sempre di più. Intanto viene buio!
Sono le sette quando un forte scoppio scuote tutto e ci fa tremare.
Io esco, ma mentre torno a casa incontro un tedesco con la rivoltella in pugno, sembra impazzito, urla parole incomprensibili tra cui capisco solo”partigian” si precipita su per il bosco dopo avermi minacciata.
Chissà perché non ha sparato? Me lo chiedo ancora con un brivido.
Mamma era andata alla Mancina per parlare con il comandante; lei e Clara lo avevano quasi trascinato fino dai B......... poi, avendo sentito uno scoppio e credendo che fossero già vicino alla casa lasciò tutto e corse via chiamandomi; ma il comandante aveva detto che il paese lo avrebbero bruciato il giorno dopo.
Un tedesco che usciva dai B......... le diede una spinta urlando (era il solito) e intanto la tragedia era avvenuta in un attimo.
Quel tedesco, lo stesso che avevo incontrato, era entrato in una casa e minacciando con la pistola aveva portato uomini e donne giù nella strada; li stava disponendo contro il muro come bersaglio, quando alzando gli occhi, vide la testa di Alfredo.
Vederlo e gridare “partigian” fu un tutt’uno, come fu in un lampo che si precipitò dentro alla casa. Incontrò la signora Annita e la madre che fece cadere e si inoltrò nella casa sparando.
Vide il signor Bo....... che si prese un proiettile in un fianco, poi scese sempre correndo dietro ad Alfredo e Luisa che aveva veduti scappare.
Li inseguiva sparandogli mentre loro cercavano di nascondersi inutilmente.
Il tedesco li tempestava di colpi con il calcio della pistola continuando a minacciarli.
Alfredo esasperato e benché ferito in diversi punti, volle difendere Luisa e si alzò scagliandosi contro l’aggressore.
I due lottarono ma alla fine il tedesco si liberò e scappò colpendo con il calcio dalla pistola il signor B.......... che stava arrivando.
Dopo si venne a sapere che non aveva più munizioni avendo perso il caricatore altrimenti avrebbe finito tutti!
Clara, tornando a casa con il capitano, trovò suo padre ferito e la Luisa che si trascinava ferita anch’essa invocando aiuto per Alfredo.
Cosicché, poiché non c’era nessun uomo disponibile, dovette andare lei a prendere Alfredo, caricarselo sulle spalle e portarlo in un luogo migliore.
Lo trovò in un lago di sangue ferito gravemente ma ancora vivo.
Erano le otto e noi, pensando che l’indomani avrebbero bruciato tutto, si buttava quello che si poteva dalle finestre giù in giardino per poter salvare qualcosa.
I vestiti si mettevano dentro alle lenzuola e poi giù tutto dalla finestra!
Non sapevamo ancora nulla quando la Lucia piangendo viene a chiamare il dottore e ad aumentare la tragedia.
Quella sera da noi si era radunata molta gente, si scese in cantina e passammo la notte seduti sul pavimento senza il coraggio di muoversi o di parlare.
Io bruciavo dall’impazienza, quell’inedia non mi andava, avrei dovuto essere in quell’altra casa, ma come fare se mio padre me lo aveva proibito e mamma si disperava solo al pensiero di non avermi vicina!
Intanto ferma non ci potevo stare, salii parecchie volte e dalle finestre potei vedere Monzone fiammeggiante nella notte.
Era una cosa orrenda, tutta la curva del monte su cui posava Monzone era rossa, sembrava una bolgia infernale, un cratere di vulcano in piena eruzione.
Si udivano scricchiolii e gemiti, sinistri rumori di frane e pareva di vedere e di sentire su quel monte un esercito di streghe che tormentavano infelici.
Nel silenzio e nel buio della notte tutto ingigantiva e poi c’era anche la paura che ghiacciava il sangue nelle vene!
Intanto si sentivano anche mugolare gli apparecchi, giravano e rigiravano su di noi; che cosa avrebbero pensato di quel gran fuoco? Alle sei tornammo su e ognuno andò alla propria casa ad aspettare gli eventi.
Alle otto ecco un gran fumo vicino; degli uomini si avvicinano armati.
In un attimo la piazza si popolò.
Voci rudi, sprizzare di scintille sul selciato duro. Erano tutti giovani biondissimi, occhi azzurri come il cielo, erano stati loro bruciare tutto, ci chiedevamo? Bruceranno anche la nostra casa, con quelle facce bianche e rosa come visi di fanciulli? Che cosa sarebbe successo adesso? Siamo tutti trepidanti, ma sorridenti vilmente al nemico.
Cerchiamo il comandante italiano, non riusciamo ancora a pensare che quella gente possa avere al posto del cuore una pietra; e chi comanda chi è?
Italiani, si italiani che fanno il lavoro più grosso…delinquenti…
Ma ormai hanno minato dentro la casa, che cosa fare? Fuggire, questo è certo, prima che tutto salti in aria con fragore.
Abbiamo già visto come salta una casa, un grande scoppio, un rovinio di pietre che cadono dappertutto intorno a noi terrificanti, così sarà per questa!
Ma ecco, ecco arriva il comandante e dopo un attimo una moto polverosa si ferma pulsando davanti al nostro cancello. Stop,stop si grida, ordini superiori s’intende…
Non riusciamo ancora a capacitarci della fortuna, stiamo ancora tremando e solo quando gli ultimi tedeschi e mai morti sono scomparsi noi respiriamo; sembra che dalle nostre spalle si sia sollevata una pietra pesantissima che le teneva curve.
Ci guardiamo, visi pallidi smunti, voci fioche, sguardi ancora smarriti, quasi non sappiamo più parlare, ma le ugole si rischiarano presto e non si sente altro che un gran vocio, tutti vogliono raccontare, tutti hanno qualcosa da dire.
Monzone alto non esiste più, sono rimasti solo mozziconi neri fumanti sembra quasi che tutto sia ancora in piedi ma la rovina si presenta pietosa.
Il campanile è scomparso è rimasto solo un mozzicone come un dito troncato fisso al cielo. A Monzone basso solo tre case bruciate di cui una fatta saltare completamente (di una casa grandissima non sono rimaste che pietre).
Il mulino si è salvato per miracolo, l’altro invece è saltato.
Le case per andare a Equi sono tutte bruciate meno due, il Cariggio, il Ponte di Monzone e la Mancina sono salvi.
Morti : due sfollati e uno di Monzone, tre di Vinca tra cui un prete sono stati portati a morire vicini a Monzone.
Gli sfollati di qua invece li portarono via e li fucilarono vicino a Vinca.
A Vinca poi è successa una carneficina. Tutte le case bruciate.
Le donne sperando di aver salva la loro vita e quella dei bambini e implorarono gli italiani e i tedeschi, questi fingendo di commuoversi le radunarono tutte in una piazza insieme ai vecchi. Le donne più giovani vennero portate via e…… poi qualche colpo di mitra e tutto finito!

Vi sono ancora dei morti lungo il fiume.
Equi : molte case rovinate, tutte fatte saltare, sembra una gran montagna di sassi.
A Gragnola molto meno, ma anch'essa ha avuto le sue vittime.

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