mercoledì 17 febbraio 2010

Monzone, 10 aprile 1945 (ore 5 del mattino)

Torno adesso da un’avventura veramente…
(non trovo neanche le parole!)
Non ho affatto sonno, sebbene sia stanca morta.
Ero a letto, dormivo proprio bene, quando un gran fracasso per la strada mi sveglia.
Si sente un gran vociare, poi bussano al portone! Mi alzo in fretta perché sono curiosa di sapere cosa succede! Vogliono un rappresentante della famiglia che vada a pregare i partigiani di non bruciare i camion, come sembrava che avessero intenzione di fare, con comprensibili rappresaglie verso i poveri paesi che non avevano nessuna colpa.
Decido di andare io, sebbene la mamma sia molto spaventata e io stessa non ero molto tranquilla, ma non ero sola, c’erano quasi tutte le donne del paese e due uomini più anziani. Ci mettiamo in cammino, io e le mie amiche in testa ma dopo poco chi se la svignava di qua, chi di là, siamo rimaste in tredici donne.
Un po’ ridendo, un po’ arrabbiate abbiamo deciso di andare ugualmente; certo bisognava essere matte;
La strada costeggiava il torrente in curva da un lato e dall’altro il monte con il bosco foltissimo e buio. E’ una zona che fa paura di giorno tanto è solitaria e selvaggia, figuriamoci di notte! Per farci coraggio e per far sentire che eravamo noi, e non ci sparassero addosso, cantavamo.
Siamo rimaste vicino ai camion fino alle quattro, poi, stanche e impaurite dal gran silenzio siamo tornate indietro.
Ed eccomi qua a scrivere…
Sarà stato un tentativo inutile? Speriamo in bene!
La nostra paura adesso non è più per i camion, ma per domani mattina se i partigiani attaccheranno i tedeschi. Cosa sarà di noi?
Abbiamo deciso di andare incontro ai tedeschi, di fermare i camion e di raccontare loro quello che abbiamo fatto.
Che nottata, era così buio…
Ad ogni svolta della strada cantavamo più forte, con i nostri scarponi potevano scambiarci per tedeschi e darci una bella mitragliata!
Anche lassù ci siamo messe tutte appoggiate ad una roccia, chi in piedi, chi seduta e ancora cantavamo e pregavamo, ma eravamo abbastanza allegre, nonostante il freddo che ci gelava e le posizioni scomode, ognuna rideva, forse era la paura!

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